“Il farmacista come specialista al servizio del paziente.”

Il 32% degli over 65 è affetto da gravi patologie croniche e multimorbilità. Ben 3,8 milioni di anziani soffrono di una grave riduzione dell’autonomia nelle attività quotidiane. Dati a cui va aggiunto il numero di pazienti affetti da patologie croniche di età under 65.

Se ci soffermiamo ad analizzare i dati ISTAT relativi alle condizioni di salute della popolazione anziana in Italia, il quadro è piuttosto angosciante.

Ma non sono tanto i numeri dei malati a fare paura, quanto le percentuali di chi se ne prende cura: per l’80% famiglie e per la restante parte persone a pagamento.

Il ruolo sociale del farmacista

Oggi il farmacista non è più soltanto colui che garantisce ai cittadini un’adeguata assistenza farmaceutica, ma è chiamato a divenire anche uno “personal trainer”.

Qualcuno che guidi il paziente nel proprio percorso di cura, che ne diventi il punto di riferimento e il porto sicuro.

Oggi sarebbe più corretto riferirsi ai clienti della farmacia più come a dei pazienti.

Chi si rivolge al farmacista, infatti, non cerca soltanto di acquistare i medicinali, ma ha bisogno di un vero e proprio supporto emotivo e psicologico che lo aiuti ad affrontare il problema (più o meno grave) che lo affligge.

Consigli in merito alle terapie o una consulenza in ambito socio-sanitario possono aiutare il paziente più di quanto non si immagini nell’affrontare e superare la malattia.

Il contributo della pandemia

Nei mesi più duri della pandemia i pazienti hanno avuto estremo bisogno di un’assistenza personalizzata. Il farmacista, in questa situazione di emergenza, ha dovuto accrescere le proprie competenze in vari ambiti per garantire un’adeguata assistenza sanitaria.

Si è allora più che mai palesato il ruolo sociale del farmacista, rivelatosi essere una possibile chiave per la gestione delle cronicità sul territorio.

Perché?

Sono 3 le motivazioni principali per cui il farmacista potrebbe e dovrebbe divenire capace di affiancare in tutto e per tutto i medici, occupandosi di vigilanza e di aderenza alle terapie:

  • Capillarità sul territorio e disponibilità oraria. È fondamentale per i pazienti cronici ricevere cure e risposte in modo versatile ed elastico;
  • Umanizzazone delle cure. Il rapporto farmacista – paziente è continuo, immediato, diretto. È importante per chi segue un percorso terapeutico sentirsi parte attiva di questo percorso, non semplice spettatore;
  • Diagnostica agile. Le farmacie hanno a disposizione tecnologie che gli permettono di monitorare in maniera costante le patologie croniche e contribuire a una diagnosi precoce.

Saprà il farmacista rispondere a tutte queste esigenze e stare al passo con i tempi che corrono? Senz’altro occorrerà impostare una nuova forma mentis: non più prodotto-centrica, bensì paziente-centrica.

Leggi anche: “Farmacie performanti e funzionali: l’importanza dell’accessibilità universale” e “La farmacia di oggi, cosa cambia nel rapporto con il cliente”.

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